Monopoli si prepara ad accogliere la “Madonna” che viene dal mare

Sarà il vescovo della diocesi Conversano/Monopoli, mons. Giuseppe Favale, ad accogliere, come già fatto da un suo predecessore nel lontano 1117, l’icona di Maria, che approderà nel porto della città di Monopoli domenica mattina alle prime luci dell’alba. Ma cosa successe in quella lontana e magica notte tra il 15  e 16 dicembre dell’anno 1117? La storia ha inizio nell’anno 1107, quando Romualdo, vescovo di Monopoli, iniziò la costruzione della nuova Cattedrale per la sua città, che avrebbe dovuto sostituire il vecchio tempio della chiesa di San Mecurio martire. Dieci anni dopo i lavori vennero bloccati perché non era disponibile il legname per ultimare il tetto della cattedrale, così come previsto nello stile romanico. Il vescovo, a quel punto, si affidò all’intercessione della Vergine Maria che, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1117 la Madonna stessa si mostrò in sogno ad un pio monopolitano, Mercurio, annunciandogli di essere approdata nel porto della città. L’uomo senza perdere tempo, di notte, corse a comunicare quanto visto al vescovo il quale, incredulo, lo rispedì a casa a dormire. La cosa si ripeté per tre volte. Alla terza volta Mercurio volle andare di persona al porto per accertarsi di ciò che in sogno gli veniva annunciato e con sua grande sorpresa scorse nel bacino portuale una grande zattera fatta di tante lunghe e grosse travi. Pieno di gioia corse al vescovado e scaraventò giù dal letto Romualdo annunciandogli che le travi erano arrivate e che lui stesso le aveva viste. Disposta una grande processione il vescovo si recò al porto dove, sulla zattera, era giunta anche una bellissima icona che raffigurava la Madre di Dio con in braccio il Cristo. Cercò di prenderla, ma la zattera indietreggiò davanti a lui, per tre volte, tante quante il vescovo si era dimostrato incredulo. Dopo aver incensato l’icona l’anziano vescovo poté toccare l’immagine miracolosa e in processione ritornò in Cattedrale portando sia le travi che la venerata effigie.La sacra icona su legno di area bizantina è conservata nella Basilica Cattedrale, sull’altare detto del Trionfo, in una posizione dominante all’interno della chiesa. Si tratta di un’odegitria, una delle diverse tipologie di icone mariane bizantine. Le icone, dal greco eikon, che significa immagine, oltre ad essere molto spesso, come nel caso della Madia, delle stupende opere d’arte, non nascono con il fine di essere apprezzate esteticamente, ma con un alto valore simbolico e didascalico che deve indurre il fedele alla preghiera e alla meditazione. L’immagine, appunto, è ciò che rimanda a qualcos’altro. Questo il fine della Madonna Odegitria, in greco colei che indica la via, poiché con la mano indica il Bambin Gesù, via della salvezza per l’umanità. Il Bambin Gesù appare come un adulto in miniatura, vestito di abiti regali, con in mano il rotolo della vita. In questo caso, quindi, il realizzatore dell’icona, non aveva intenzione di esprimere tanto l’essere bambino del Cristo, quanto piuttosto il suo futuro destino di uomo giunto sulla terra con uno scopo ben preciso, sacrificarsi per la salvezza dell’uomo. L’abito regale, adornato di piccoli soli, testimonia la provenienza divina. La Madonna, dal canto suo, si “limita” semplicemente a sorreggere il bimbo con il braccio sinistro, mentre con la mano destra indica all’uomo la necessità di seguire gli insegnamenti del figlio se desidera raggiungere la salvezza….. L’autore/artista nel caso dell’odegitria, non vuole esprimere il rapporto madre/figlio, più evidente nella tipologia di icona mariana detta eleusa, finalizzata invece a sottolineare proprio la forza della maternità di Maria. Qui invece si vuole evidenziare il destino di sofferenza della Madonna e il manto scuro ne vuole essere un segno evidente. Nell’icona ritroviamo anche l’altro elemento tipico, le tre stelle (sul capo e sulle spalle della Madonna) che indicano la verginità di Maria prima, durante e dopo il parto altro dogma che si cercava di trasmettere ai fedeli attraverso la simbologia dell’immagine che, tra l’altro, viene realizzata in maniera tale da fornire allo spettatore la sensazione di essere guardato sempre negli occhi in qualunque posto si fermi per guardarla. La Madonna giunta a Monopoli nel dicembre del 1117, fu ribattezzata “della Madia” poiché la zattera sulla quale giunse nel porto di Monopoli, ricordava ai fedeli la madia sulla quale si fa lievitare il pane. Ma “della Madia” potrebbe anche derivare dal termine almàdia (o almàida) s. f. [dallo spagn. e port. almadía, di origine araba]. – Imbarcazione a remi, un tempo molto usata dagl’indigeni in Africa e in Asia. Parte delle travi che servirono per ultimare il tetto della Cattedrale romanica di quegli anni, sono oggi custodite nella cappella delle travi. Queste poche ma frettolose indicazioni vogliono far ricordare quanto fosse diverso il contesto culturale e religioso, bizantino, che diede vita a questa immagine e quanto forte debba essere il richiamo a leggere i messaggi in essa contenuta, piuttosto che ad apprezzarla solo dal punto di vista artistico. La Madonna della Madia reca con sé un forte messaggio di accoglienza e di religiosità serena, ma nello stesso tempo vera e impegnativa; Quello dell’approdo non è e non deve essere un semplice fenomeno di folclore, ma deve rappresentare per tutta la città un richiamo ai propri doveri di cristiani. (Cosimo Lamanna)