Il sistema viario e gli insediamenti rupestri a Monopoli

Il sistema viario che interessa il complesso degli insediamenti rupestri di Monopoli è, nella sua quasi totalità, derivato dal tracciato originario della Traiana. La via era stata concepita come un asse fondamentale per i collegamenti con l’Oriente e svolse la sua funzione anche immediatamente dopo il crollo dell’Impero Romano. Nel tratto che attraversava il territorio di Monopoli si trovavano due stazioni di sosta, una denominata Dirium o Dertum (probabilmente sita a nord dell’attuale abitato in località Torre d’Orta) e l’altra situata nella città di Egnazia. I vari itinerari, quasi tutti precedenti al VII secolo, registrano una situazione viaria che, nonostante fosse già in relativo degrado rispetto all’epoca imperiale, era sicuramente migliore rispetto a quella dei secoli successivi. Un fattore determinante che causò l’abbandono della Traiana nel suo tratto litoraneo fu la scomparsa della città di Egnazia, che a partire dal VI secolo d.C., conobbe un progressivo declino che ne determinò la scomparsa. Fino a quell’epoca la presenza della città e del relativo porto, erano un motivo di attrazione sufficiente per utilizzare la Traiana e le stazioni di posta connesse. L’abbandono e il degrado del tratto litoraneo della Traiana portò alla creazione di un asse “paralitornaeo” più interno di tre chilometri riutilizzato ora sostanzialmente dalla ferrovia. L’analisi autopica del territorio ha reso possibile l’identifica di questo asse con la strada sterrata che, partendo dall’attuale SP Monopoli – Capitolo, si addentra in prossimità della Masseria Zaccaria, tocca gli insediamenti di San Procopio, Paterno, Lamalunga, Seppannibale e sicuramente giungeva a Fasano, nelle cui vicinanze sorge l’insediamento di San Lorenzo. In più punti, lungo i bordi di questo asse, è possibile notare tracce di una carraia. Un’altra via di comunicazione parallela e più interna a questa, era quella che partendo da Monopoli conduceva a Fasano: lungo quest’asse sono collocati altri insediamenti quali Spirito Santo, Iacovella e S. Cecilia. Le fonti documentarie in nostro possesso non trascurano di fare menzione delle strade presenti sul territorio, citate spesso come confine di possedimenti oppure come punto di riferimento per l’individuazione di confini. In un documento del 1087, per mezzo del quale Goffredo, conte di Conversano, dona al monastero di S. Benedetto il villaggio di Castellana e altre terre, le vie che raggiungevano Castellana vengono così menzionate: una “venit de Puliniano”, una seconda “venit a Monopoli” e una terza “venit de Cupersano et vadit in Barsento”. L’ambiente rupestre, quindi, non sembra essere toccato direttamente dalle grandi arterie ed è raggiungibile solo attraverso piccoli sentieri secondari che nascono dall’asse principale. Gli insediamenti rupestri rimangono dunque invisibili agli occhi degli utilizzatori della strada principale e probabilmente solo chi conosceva i sentieri di accesso poteva giungervi. La strada principale, quindi, era molto probabilmente preesistente alla nascita degli insediamenti rupestri e la vicinanza di questi ultimi alle vie di comunicazione è da attribuirsi prettamente a motivazioni di carattere geomorfologico. La strada, quindi, non è un elemento sconosciuto nell’ambito della “vita in grotta”, ma essa, potendo rappresentare un elemento di instabilità e pericolo, possiede elementi di raccordo con la viabilità strettamente rupestre che solo gli abitanti del luogo sanno utilizzare.

(Fonti:  N. Lavermicocca, Gli insediamenti rupestri del territorio di Monopoli, Bari, Ist. di storia dell’Arte. Università degli studi, 1977 – Tesi di Laurea dott. Giorgio Spinosa c/o Biblioteca Comunale di Monopoli)